Dislessia: Cos’è e come riconoscerla

Cos’è la dislessia? Il termine dislessia deriva dal greco ed è formato da dys, che significa mancante o inadeguato e lexis che significa parola o linguaggio. Viene quindi tradotto come “linguaggio mancante o inadeguato”.

La dislessia non è altro che un disturbo dell’apprendimento che influisce sulla capacità di leggere, scrivere, sillabare e parlare. I bambini che la hanno sono spesso intelligenti e laboriosi, ma hanno difficoltà a collegare le lettere che vedono al loro suono effettivo.

In Italia sono circa 2 milioni le persone affette da questo problema. Sia i bambini che gli adulti possono presentare questo particolare disturbo dell’apprendimento. Ad alcune persone viene diagnosticato presto, altri invece non si rendono conto di essere dislessici fino a quando non invecchiano.

Le persone dislessiche sono intelligenti tanto quanto le altre. Il loro problema sta nel fatto che non hanno un rapporto “naturale” con l’apprendimento. Per loro non è sufficiente ascoltare per capire ed imparare. Essi necessitano di spiegazioni che passino anche attraverso l’esempio concreto e la sperimentazione.

Prima di capire meglio quali sono i sintomi della dislessia e come si riconoscere, vale la pena ricordare che moltissime menti brillanti, erano e sono affette da tale disturbo. Tra questi ci sono: Leonardo da Vinci, Albert Einstein, Thomas Edison, Winston Churchill, Benjamin Franklin, John F. Kennedy, Mozart, John Lennon, Walt Disney, Tom Cruise, Cher, Pablo Picasso, Napoleone Bonaparte e moltissimi altri.

La Dislessia comporta difficoltà di grado lieve, medio o severo nella lettura e nella comprensione dei testi e dei numeri, nella memorizzazione delle definizioni, nella memorizzazione dei termini specifici. Non è solamente un problema legato alla lettura.

I bambini con dislessia spesso hanno difficoltà di linguaggio durante i primi tre anni di vita.Può trattarsi di bambini che hanno imparato a parlare verso i due anni, altre volte invece hanno imparato verso l’anno, ma poi il loro linguaggio è rimasto povero. Oppure non hanno mai pronunciato bene le parole, o hanno continuato ad usare frasi costruite in modo sbagliato.

 

L’uso del linguaggio è alla base delle attività didattiche presenti a scuola ed è per questo motivo che alcuni casi di Dislessia sembrano “nascere” durante gli anni della Primaria. In realtà, il contesto scolastico mette in luce problematiche già ben presenti dalla tenera età.

Il bambino con Dislessia è particolare anche quando non legge. Quando comunica usa parole diverse tra loro credendo che significhino la stessa cosa, oppure ha poco interesse a parlare in maniera “corretta” e fatica ad imparare il linguaggio specifico delle materie. Non è in grado memorizzare parole nuove con facilità ed è lento nel ricordare l’alfabeto.

Inoltre, quando ascolta, potrebbe non capire del tutto il senso di ciò che gli viene detto. Sopratutto se il pensiero è ricco di frasi subordinate e gli esempi legati alla realtà concreta presenti nel discorso sono pochi.
È come se il nostro modo di parlare risultasse troppo difficile, perché il bambino non ha gli strumenti per organizzarlo autonomamente.

 

Come riconoscere la Dislessia

La diagnosi di Dislessia avviene nelle UONPIA presenti sul territorio e in centri privati convenzionati. Per fare una corretta diagnosi bisogna prima di tutto escludere, la presenza di deficit sensoriali (della vista e dell’udito), neurologici, cognitivi ed emozionali relazionali. Il disturbo specifico può essere diagnosticato solo se il quoziente intellettivo del bambino risulta nella media.

Per un’attenta diagnosi si deve indagare sulle capacità cognitive del bambino (misurate attraverso un test di intelligenza), sulle abilità prassiche (cioè le abilità del movimento volontario), sulle abilità spaziali, mnemoniche e di linguaggio.

Inoltre verranno valutati:

il livello di lettura rispetto all’età cronologica nelle componenti di rapidità, correttezza di parole, non parole e di brani;
il livello di scrittura sotto dettato ortografico;
la capacità di calcolo mediante calcoli scritti e a mente, lettura di numeri e scrittura di numeri;
la velocità di discriminazione delle sillabe e delle competenze metafonologiche;
il grado di comprensione del testo.
Un’accurata diagnosi serve per implementare un progetto educativo in cui si possa fornire un aiuto strumentale concreto ed efficace. Diventa quindi essenziale che la diagnosi sia il risultato di un lavoro multidisciplinare di diverse figure professionali (neuropsichiatra infantile, psicologo, logopedista, psicopedagogista).

 

Cos’è la dislessia: Sintomi

Il sintomo principale della dislessia è una lettura scorretta e/o lenta e può manifestarsi anche con una difficoltà di comprensione del testo scritto.

La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura: disortografia (cioè una difficoltà di tipo ortografico, nel 60% dei casi) e disgrafia (difficoltà nel movimento fino-motorio della scrittura, nel 43% dei casi), nel calcolo (44% dei casi) e, talvolta, anche in altre attività mentali.

Le persone affette da dislessia effettuano spesso errori di lettura e scrittura caratteristici. Ad esempio l’inversione di lettere e di numeri e la sostituzione di alcune lettere con altre (m/n; v/f; b/d).

In ambito scolastico un sintomo rilevante è la difficoltà ad imparare le tabelline ed alcune informazioni in sequenza (giorni della settimana, alfabeto etc.).

Anche la confusione sui rapporti spaziali e temporali, come la distinzione tra destra e sinistra, o la difficoltà ad esprimere verbalmente i propri pensieri, sono sintomi rilevanti. Alcuni casi presentano anche difficoltà in specifiche abilità motorie, nella capacità di attenzione e di concentrazione.

 

Dislessia cura: le terapie adottate

Solitamente la “cura” è affidata ad un logopedista che deve lavorare in accordo e in rete rispetto alle indicazioni fornite dal neuropsichiatra o dallo psicologo di riferimento che hanno effettuato la diagnosi.
Di solito migliori risultati si ottengono con cicli riabilitativi limitati nel tempo, ripetibili e che si prefiggono obiettivi chiari, realistici e ben definiti.

La precocità dell’intervento è fondamentale. Tanto prima si struttura l’intervento tanto prima si potranno sviluppare e potenziare strategie cognitive di compensazione.
Il percorso di riabilitazione dovrà tenere conto dell’individualità del singolo bambino, delle sue singole competenze, potenzialità e problemi, dei suoi tempi di attenzione e concentrazione, dei suoi livelli motivazionali e di autostima.

Il bambino dovrà essere informato del lavoro che dovrà svolgere e gli obiettivi che deve raggiungere. In questo modo lo si farà partecipe fin dall’inizio del progetto riabilitativo e lo si motiverà in prima persona.

Sono possibili due tipi di intervento:

Aiutare il bambino ad automatizzare i suoi processi di lettura puntando in particolar modo sulla correttezza e rapidità nella lettura;
Aiutare il bambino ad acquisire strategie per poter leggere brani complessi e a predisporre e sviluppare accorgimenti che lo aiutino nello studio.
Alcuni fattori possono contribuire positivamente sul futuro del dislessico:

Elevato livello intellettivo;
Intervento di riabilitazione precoce;
Adeguate aspettative didattiche da parte di insegnati e genitori;
Collaborazione tra famiglia e scuola;
Adeguato insegnamento didattico rispetto alle difficoltà del bambino;
Elevata motivazione al miglioramento da parte del bambino;
Aspettative realistiche rispetto agli obiettivi che il bambino può raggiungere;
Rete sociale e relazionale supportiva rispetto alle difficoltà del bambino.

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