Impianto Dentale: Osteointegrazione

“Osteontegrazione”: è un termine usato in implantologia che sta ad indicare il processo biologico utilizzato dall’osso mascellare per integrare l’impianto dentale in esso inserito attraverso la produzione di nuovo tessuto osseo, al fine di imprigionarlo e formare un corpo unico come i denti naturali. Tale processo si dice compiuto quando tra l’impianto e l’osso non è presente tessuto connettivo, e quando i movimenti dell’impianto dentale sono inferiori ai 100 micron, in pratica ciò è possibilequando l’impianto è stabile e supportato dall’osso mascellare circostante.

Vediamo il procedimento

 Il dentista, per prima cosa, crea nell’osso lo spazio necessario per ospitare la nuova radice artificiale, per fare ciò si utilizzano delle frese della stessa misura dell’impianto, cercando di asportare meno osso possibile.

Una volta creato lo spazio inizia il processo di osteointegrazione l’impianto viene inserito nel coagulo di sangue proveniente dai capillari presenti nell’osso, le piastrine presenti nel sangue trasportano le proteine che attirano gli osteoblasti ovvero le cellule che andranno a formare il nuovo tessuto osseo.

Nella prima fase dell’osteointegrazione si può notare la formazione di fili che vanno dall’osso mascellare all’impianto.

Con il passare del tempo gli osteoblasti iniziano a depositare fosfato di calcio sui fili che iniziano ad aumentare di spessore fino ad intrcciarsi e formare un corpo unico dando vita al nuovo tessuto osseo. Nuovo tessuto che risulta perfettamente vascolarizzato, questo fenomeno implica la presenza, oltre che degli osteoblasti, anche degli osteociti le cellule responsabili della disgregazione del tessuto osseo andando a completare il ciclo biologico.

Una volta terminata correttamente la procedura dell’osteointegrazione e, la superfice impiantata è ricoperta all’80% l’impianto è pronto a fare il suo lavoro.

Durata del processo

 La velocità del processo di osteointegrazione è determinata da diversi fattori, studi recenti hanno stabilito che l’osso dell’arcata inferiore impiega meno tempo rispetto all’osso dell’arcata superiore per inglobare l’impianto, questo fenomeno è dovuto alla più alta densità dell’osso inferiore.

Si possono definire dei tempi medi così suddivisi:

Dai 3 ai 4 mesi per gli impianti effettuati nell’arcata inferiore

Dai 5 ai 7 mesi per gli impianti effettuati nell’arcata superiore

Favorire il processo

 Grazie alla ricerca la medicina implantologica ha fatto grandi passi in avanti, grazie anche alle nuove tecnologie utilizzate nell’odontoiatria, gli sviluppi più recenti hanno fatto si che il processo di osteointegrazione sia diventato più rapido con risultati sempre migliori.

 Materiali utilizzati per gli impianti

I moderni impianti dentali vengono realizzati in titanio, materiale altamente biocompatibile e quasi completamente inerte, caratteristiche che lo rendono eccezionalmente compatibile con l’osteointegrazione. Ci sono comunque alcune valide alternative come gli impianti in ceramica ed in zirconio, ma al momento non trovano largo utilizzo.

Forma e superficie dell’impianto dentale

 Gli studi effettuati hanno dimostrato che una superficie ruvida e spugnosa facilita e velocizza la formazione di nuovo tessuto osseo, in quanto lo stesso nuovo tessuto trova sulla superfice implantare delle micro insenature dove potersi ancorare e rendere più stabile l’impianto stesso. Ovviamente parliamo di microfori!

Questo tipo di superficie viene ottenuta con due lavorazioni; la mordenzatura ottenuta con l’utilizzo di acidi e la sabbiatura, tutti e due i procedimenti fanno si che il materiale diventi rugoso. Questo tipo di superficie però nasconde delle insidie, se da una parte la sua conformazione a “caverne” favorisce l’aggrapparsi del tessuto osseo, dall’altra queste insenature possono dar riparo a batteri patogeni che possono favorire la perimplantite e, portare al riassorbimento del tessuto osseo con conseguente fallimento dell’impianto.

A che temperatura si fora l’osso

 Per creare l’alloggiamento dell’impianto, l’implantologo utilizza per la foratura dell’osso delle frese che durante il lavoro di perforazione tendono a sviluppare calore e ad innalzare la temperatura dell’osso nel punto operato. Una temperatura troppo alta causa una necrosi, ovvero la morte delle cellule ossee, per ovviare a questo problema si utilizza una soluzione salina spruzzata a getto continuo sul punto di perforazione.

Esistono sul mercato nuove frese che operano a bassi giri al minuto durante la perforazione, queste sono in grado di perforare mantenendo basse temperature di esercizio, così facendo riducono al massimo il rischio di rovinare il tessuto velocizzando il processo di guarigione e quindi l’osteointegrazione.

Quando si può definire un impianto completamente osteointegrato

 In conclusione si potrebbe pensare che l’impianto dentale sia pronto e stabile pronto a fare il suo lavoro senza rischi di insuccesso solo dopo il processo di osteointegrazione , ma non è proprio così. La tecnica di implantologia a carico immediato ossia quando la protesi viene fissata all’impianto prima che l’osteointegrazione abbia terminato il suo corso. L’implantologia definisce due differenti stadi di stabilità; quella immediata quando viene inserito l’impianto e quella secondaria, che si definisce una volta completato il processo di osteointegrazione.

La stabilità primaria permette il carico immediato, quindi il dentista può andare a fissare ad essa le protesi, permettendo al paziente di usufruire subito dell’impianto, ovviamente ponendo particolare attenzione alla masticazione di cibi troppo duri nel primo periodo. Esistono casi in cui il grado di stabilità primaria non consente il carico delle protesi, in questo caso l’impianto deve “riposare” per il tempo necessario all’osteointegrazione prima di poter supportare il carico delle protesi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento