Coxartrosi, cos’è e come curarla

Età avanzata, obesità, sovrappeso, cattive posture, sforzi ripetuti, traumi. Sono questi i principali fattori di rischio per l’insorgenza della coxartrosi. L’artrosi dell’anca è una patologia degenerativa che compromette le funzionalità della più grande articolazione del corpo umano, essenziale per la stabilità, la mobilità e l’equilibrio. La cartilagine che riveste la testa del femore e la cavità acetabolare si consuma e si assottiglia, la testa femorale si altera danneggiando in modo irreversibile le anche.

Dal dolore e rigidità iniziali si rischiano le conseguenze più estreme: deformità, necrosi dell’anca, invalidità. La sfida più grande per un chirurgo ortopedico di alto livello è intervenire sulla coxartrosi bilaterale, l’artrosi che interessa entrambe le anche.

Quali sono i sintomi e le cause della coxartrosi? Come curarla? Cosa fare quando diventa invalidante? In cosa consiste la tecnica chirurgica avanzata per l’impianto della protesi anca mini invasiva?

 

Coxartrosi: cos’è e quali sono i rischi

L’artrosi dell’anca è una patologia degenerativa cronica: causa progressive lesioni della cartilagine articolare che, col passare del tempo, tende ad assottigliarsi sempre più.

Con la graduale usura della cartilagine l’osso sub-condrale, la testa del femore e della capsula acetabolare, legamenti e tendini possono subire alterazioni, modifiche.

I capi articolari, senza più il supporto della cartilagine, sfregano tra loro: la funzionalità articolare viene compromessa, insorgono gravi limitazioni di deambulazione. Si rischia di perdere l’autosufficienza, l’autonomia del movimento e l’invalidità (soprattutto in presenza di coxartrosi bilaterale).

 

Sintomi della coxartrosi

La coxartrosi si riconosce dai seguenti sintomi in base al livello di gravità della patologia:

– Dolore costante nella zona inguinale (parte interna o laterale della coscia);

– Mal di schiena, lombalgia;

– Articolazione che scricchiola;

– Rigidità articolare;

– Difficoltà a deambulare;

– Incapacità di eseguire movimenti di normale routine;

– Grazi limitazioni di deambulazione;

– Invalidità totale.

 

Cause e fattori di rischio della coxartrosi

L’artrosi anca può insorgere a causa di:

– degenerazione dovuta all’avanzare dell’età (interessa soprattutto donne over 65);

– vita sedentaria;

– sovrappeso e obesità;

– traumi sportivi, incidenti, infortuni;

– postura scorretta;

– lesioni causate da sforzi ripetuti (attività lavorative, sport);

– anomalia dell’articolazione per fattori ereditari o genetici.

 

Diagnosi

La coxartrosi viene diagnosticata sottoponendosi a:

– Esame obiettivo, visita ortopedica;

– Anamnesi;

– Radiografia e TAC per verificare l’eventuale restringimento articolare dovuto a graduale degenerazione della cartilagine;

– Risonanza Magnetica Nucleare.

 

Coxartrosi: come si cura

Nei casi non gravi, per intervenire su dolore e infiammazione, lo specialista prescrive una terapia conservativa a base di antidolorifici, FANS, condroprotettori, corticosteroidi oppure infiltrazioni con acido ialuronico.

Il medico consiglierà la perdita di peso (in caso di obesità o sovrappeso) e di praticare regolarmente esercizi fisici mirati.

Se l’artrosi è ad un livello più avanzato, il paziente dovrà ricorrere all’uso delle stampelle.

 

Quando ricorrere all’intervento di chirurgia mini invasiva, i vantaggi di questa tecnica

La chirurgia mini invasiva per l’impianto della protesi anca è la via più sicura, avanzata a rapida per intervenire sulla coxartrosi invalidante. E’ l’unica soluzione in grado di restituire una qualità della vita normale al paziente che recupera in fretta e può riprendere a praticare alcuni sport a basso impatto. Il successo dell’intervento è garantito nel 95% dei casi.

La caratteristica numero uno di questa tecnica chirurgica è il grande rispetto per il corpo umano. Il chirurgo esperto rimuove cartilagine ed osso compromessi dall’artrosi e sostituisce l’articolazione danneggiata con una protesi anca mini invasiva più piccola e resistente di quella tradizionale, tecnologicamente avanzata, che ripristina la funzionalità dell’articolazione riducendo o eliminando il dolore. Viene realizzata con materiali evoluti e biocompatibili come il titanio ed il polietilene. Durante l’intervento i tessuti non vengono sezionati bensì divaricati. Muscoli, massa ossea, tessuti molli sani vengono ‘salvati’ preservando gran parte del collo femorale, nervi, strutture periarticolari, vari.

La chirurgia mini invasiva è indicata non solo per l’artrosi ma anche per l’artrite reumatoiode, la necrosi avascolare ed il conflitto femoro-acetabolare.

La tecnica chirurgica ‘meno invasiva’ permette di ridurre tempi di intervento e di recupero per il paziente, incisione, trauma, perdita ematica, rischio di infezioni e lussazioni, somministrazione di antidolorifici dopo l’operazione, attrito fra i componenti della testa femorale e dell’acetabolo. La protesi anca mini invasiva dura 20-25 anni.

 

Protocollo Fast Track e tecnica Femur First

Le caratteristiche della protesi mini invasiva insieme alla grande abilità del chirurgo consentono di applicare il protocollo Fast Track che prevede una particolare preparazione e tecnica chirurgica. Il Fast Track dimezza i tempi di ospedalizzazione (da 7-8 giorni a 3-4), di riabilitazione (7-10 giorni) e recupero (da 2 a 4 settimane). A distanza di poche ore dall’operazione, il paziente è in grado di camminare: è importante mobilizzare l’articolazione per riattivare subito i muscoli e ridurre il dolore.

Il chirurgo particolarmente preparato utilizza la tecnica di precisione Femur First in fase di pianificazione dell’intervento. Il ‘femore innanzitutto‘: prima si lavora sul femore, poi sull’acetabolo per un intervento mirato.

Questa tecnica di navigazione permette di lavorare con estrema accuratezza e precisione millimetrica in termini di orientamento delle componenti protesiche. La protesi risulta più anatomica e viene ulteriormente ridotta. A lavoro concluso, le due gambe risultano identiche in lunghezza per una postura corretta, si riduce il rischio di lussazione ed usura della protesi.

 

Coxartrosi bilaterale e chirurgia mini invasiva

Per i pazienti affetti da coxartrosi bilaterale, zoppia o fratture del collo del femore, da qualche anno la chirurgia mini invasiva è in grado di intervenire su entrambi i lati impiantando la protesi anca bilaterale simultanea.

In questo modo, il paziente potrà affrontare l’intervento, l’anestesia ed il percorso riabilitativo una sola volta per entrambe le anche risparmiando tempo e stress.

Questo particolare intervento non è per tutti (i pazienti) e non è da tutti (il chirurgo deve avere al suo attivo almeno 300 interventi in monolaterale secondo la durata prevista di 50-60 minuti).

L’impianto della protesi anca bilaterale simultanea fa registrare meno complicanze rispetto alla procedura che prevede due interventi singoli.

Vengono sottoposti a questo intervento soltanto pazienti selezionati e motivati, in ottimo stato di salute (con particolare riferimento alle condizioni cardiologiche), alti livelli di emoglobina ed ematocrito. Devono avere un’età massima di 55 anni ed essere colpiti da una coxartrosi bilaterale avanzata, zoppia o necrosi alla testa femorale su entrambi i lati.

I vantaggi della protesi anca bilaterale sono notevoli:

– Riduzione del trauma e dell’impatto anestesiologico;

– Estrema precisione della lunghezza degli arti, soprattutto se si pianifica ricorrendo alla tecnica Femur First;

– Tempi di degenza, riabilitazione e recupero ridotti grazie al protocollo Fast Track;

– Minori complicanze (infezioni, lussazioni) rispetto a due interventi separati per l’impianto della protesi mininvasiva;

– Recupero funzionale ottimizzato per entrambe le anche, senza sbilanciamenti e con carico completo sugli arti operati. Al contrario, operando un arto alla volta, si verrebbero a creare scompensi posturali.

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